Il management e l’epidemia: la cultura delle imprese nell’emergenza biologica

- di Andrea Notarnicola | 26 Febbraio

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Abbiamo bisogno di governare la complessità attraverso un approccio multidisciplinare nel quale virologia e cultura organizzativa si integrano

Da gennaio è in corso il più grande esperimento di smart working e social collaboration della storia ad oggi. Milioni di lavoratori in Cina partecipano alla vita aziendale da casa nella crisi biologica del Covid-2019. Come hanno appreso le aziende asiatiche negli anni della SARS un disastro sanitario ha il potere di ridefinire in pochi giorni la cultura di un'organizzazione. Le priorità del management diventano la prevenzione sanitaria, la riorganizzazione continua e il contenimento dell'angoscia collettiva.

Provocando un salto di curva nell’emergency management il virus costringe l’organizzazione ad affrontare una trasformazione digitale se già non attuata: il lavoro a distanza, la robotica, l'e-learning e l'e-commerce diventano le soluzioni vitali disponibili. Nella attuale crisi del Covid-2019 la possibilità di contagio, anche nella fase di incubazione, costringe l'autorità pubblica e le imprese a invitare il personale degli uffici a lavorare da casa. Del resto nella pandemia le scuole sono spesso chiuse e i genitori hanno bisogno di prendersi cura dei figli. Le imprese devono dotarsi rapidamente degli strumenti necessari rivedendo i propri processi operativi per agevolare i collaboratori nell’impiego di piani di lavoro flessibili.

Immerse nel cratere di questa crisi e memori delle esperienze già vissute, le imprese di Hong Kong e Singapore hanno aggiornato in queste settimane i piani di continuità operativa per affrontare una diffusa trasmissione del virus. Esistono infatti modelli di governo delle imprese nella pandemia testati da anni nei paesi considerati più a rischio. Le imprese nominano un flu manager che nel periodo emergenziale elabora un piano per la continuità anche in caso di assenza del personale dirigente e dei responsabili dei processi decisionali per malattia. Il piano deve identificare le attività prioritarie e i dipendenti essenziali per lo svolgimento delle attività minime d’impresa.

Nel corso di una crisi biologica le persone assenti dal lavoro, che sono le uniche detentrici di una specifica conoscenza o competenza, rappresentano i cosiddetti single points of failure. Per alcune categorie di lavoratori il servizio al cliente diventa un vero e proprio fronte nel quale è possibile anche perdere la vita: si pensi al ruolo eroico del personale nelle aziende sanitarie.

Attuando una formazione trasversale d’emergenza (cross-training) si diffondono rapidamente competenze trasversali e si stabiliscono piani di copertura per evitare l’interruzione del servizio qualora parte del personale sia costretto alla quarantena. L’integrazione di competenze organizzative, logistiche, sanitarie e antropologiche rende possibile la continuità dei servizi anche a beneficio delle comunità locali. È fondamentale individuare i fornitori di beni e servizi essenziali per l’attività economica e discutere con questi le questioni relative all’operatività, attivando eventuali fornitori alternativi. Allo stesso modo si possono identificare i clienti essenziali per l’attività dell’impresa attuando diverse modalità di servizio.

Per affrontare la crisi alcune organizzazioni hanno raggruppato il personale di produzione e a contatto con il cliente in team separati e hanno alternato le squadre tra i diversi siti con una frequenza di rotazione pari al periodo di incubazione della malattia. Un gruppo A e un gruppo B dovrebbero essere tenuti fisicamente isolati l’uno dall’altro per evitare il rischio di infezione tra i membri dei due gruppi. In questo modo il contagio in uno dei due non costringe tutto il team alla quarantena.

Sul piano tecnico è necessario garantire che la sede dell’evento sia ventilata, sanitizzata e adeguatamente attrezzata con impianti per il lavaggio delle mani. Va garantita la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di attrezzature mediche (es. termometri, guanti monouso, maschere e disinfettanti) e si organizzano attività di formazione affinché le persone abbiano familiarità con l’uso di tali attrezzature.

Nell’epidemia, o peggio in una pandemia, la gestione del personale e i comportamenti dei collaboratori rappresentano fattori chiave in uno scenario che può mutare nell’arco di poche ore dopo i primi contagi sul territorio. L’emergenza richiede un rapido cambiamento di abitudini che può essere facilitato da una cultura capace di gestire lo scenario emergente. Prima di mettere in atto il piano le imprese devono comunicare e illustrare con chiarezza ai propri collaboratori le misure che verranno adottate e i ruoli e le responsabilità che ricopriranno.

Va presa in esame la creazione di un canale di comunicazione a disposizione delle persone per richiedere informazioni e comunicare il proprio stato di salute. I datori di lavoro sono invitati a ricordare ai propri collaboratori di prendersi cura di sé. Le imprese possono richiedere ai dipendenti di misurare regolarmente la temperatura corporea e verificare eventuali sintomi respiratori. Possono essere offerti anche servizi di counseling per la gestione dell’ansia, dei disturbi del sonno, delle difficoltà cognitive, dello stress e della depressione che impediscono alle persone di esprimere una buona energia sul posto di lavoro.

Il management avrà bisogno di attività specifiche di coaching per la gestione del nuovo contesto. Va inoltre considerato l’impatto psicosociale della pandemia sulla percezione dell’altro: comportamenti discriminatori e violenza sul posto di lavoro possono rappresentare aree di rischio da monitorare con attenzione tanto quanto la psicosi collettiva.

Ogni azione avrà un impatto sull’organizzazione presente e futura dell’azienda. Finita l’emergenza le persone ricorderanno quello che l'impresa ha saputo o non ha saputo gestire sul piano sanitario, organizzativo, culturale e sociale. Leggere rapidamente il contesto, orientarsi verso nuovi risultati, avere pensiero sistemico e saper generare un contesto futuro: per agire nella crisi biologica abbiamo bisogno di governare la complessità attraverso un approccio multidisciplinare nel quale virologia e cultura organizzativa si integrano.

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