Silvia Zanella, giornalista, autrice e formatrice che si occupa di futuro del lavoro, nel suo ultimo libro “Il futuro del lavoro è femmina. Come lavoreremo domani” delinea le competenze che saranno sempre più richieste in ambito professionale. In questo testo non si parla di femminismo o di discriminazioni ma di come sarà il lavoro del domani, alla luce dei recenti avvenimenti che hanno stravolto la vita di tutti ma anche e soprattutto il mondo del lavoro.
Secondo Zanella le competenze richieste saranno sempre di più competenze tipicamente femminili, quelle soft skill che nessun robot potrà mai essere in grado, almeno nel prossimo futuro, di replicare.
In questi anni ci stiamo muovendo da un’organizzazione aziendale tipicamente gerarchica e rigida verso una più orizzontale e flessibile. Il comando verticale tende a non essere più così efficiente ed efficace in uno scenario complesso, veloce ed incerto, come quello che stiamo vivendo in questi mesi e negli ultimi anni.
Non si tratta più di capire chi vincerà o meno la battaglia tra uomo e robot, la sfida su cui ora dobbiamo concentrarci è su quello che servirà e sopravvivrà nel futuro. Tutto sta cambiando, noi stessi stiamo cambiando, le nostre abitudini, le nostre esigenze, ma anche, appunto, il nostro lavoro. In questi mesi tantissime aziende hanno dovuto riconsiderare il tempo e lo spazio di lavoro a causa della pandemia da Coronavirus. Il Covid-19 ci ha dimostrato come ripensare il lavoro sia necessario e urgente. Certamente bisognerà imparare a fare il vero smartworking ma prima ancora dovremmo imparare a condividere gli obiettivi, fidarci e contemporaneamente generare fiducia e ascoltare chi fa parte della nostra squadra.
Tutti gli analisti e gli addetti ai lavori concordano su un punto, quello che servirà in futuro sono le soft skill, quelle attitudini difficilmente replicabili dalle macchine, come: la capacità di lavorare in gruppo; la predisposizione alla risoluzione di problemi; la creatività; le relazioni interpersonali; la negoziazione e la condivisione. Le donne sono più predisposte a tutto questo solo perché sanno far leva sulle competenze emotive e relazionali più degli uomini ma non è qualcosa che appartiene solo a loro, anzi.
Secondo l’analisi condotta da Zanella per il lavoro che verrà saranno fondamentali:
la flessibilità e la capacità di adattarsi con agilità alle nuove situazioni. Questo significa essere predisposti al cambiamento, all’ascolto del mercato e al continuo aggiornamento delle le proprie competenze;
il dialogo, che prenderà il posto del decisionismo, e la circolazione delle idee che sostituirà l’autoritarismo;
la comunicazione, soprattutto interna all’organizzazione, e la trasparenza;
la capacità di creare un clima di fiducia reciproca, chi dirige dovrà dare spazio all’ascolto della squadra dando credito alle idee altrui;
la sincerità di ammettere i propri errori e il coraggio del leader di farsi vedere nelle proprie debolezze, per poter instaurare una relazione più autentica tra le persone;
la condivisione del senso di responsabilità;
la volontà di inclusione attraverso la comprensione e il rispetto del punto di vista dell’altro, fondamentale per chi vuole operare in contesti sempre più globali e interdipendenti;
l’empatia piuttosto che l’autoreferenzialità, questa propensione sarà cruciale per innovare e garantire la ricettività di nuove idee;
l’impatto che il nostro lavoro ha sulla comunità, sulla società e sull’ambiente deve essere preso in considerazione, non basta più puntare solo al proprio tornaconto personale. È tempo di ragionare in ottica di interdipendenza, di network.
Andiamo dalla Consulenza del Lavoro all’elaborazione dati per il personale, fino alla nuova arrivata WAIM, attiva su interventi legati alla gestione e al miglioramento del People Management (Welfare consulting, Politiche di gestione HR, Compensation, ecc.).
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