Da una parte ci sono i disoccupati segnalati dall’Istat, ma dall’altra parte restano i contratti di lavoro che le aziende hanno previsto di concludere ma che restano senza risposta per indisponibilità o per carente preparazione dei candidati.
Secondo i dati Ocse in Italia il 38% degli adulti ha competenze numeriche e linguistiche molto basse, il 35% dei lavoratori è occupato in settori che non hanno nulla a che fare con il percorso di studi svolto, solo un diplomato su tre nelle scuole tecniche dopo due anni fa un lavoro coerente al proprio percorso di formazione. Sempre in Italia, solo il 5% degli adolescenti si aspetta di svolgere un’attività manuale quando nella realtà il 48% poi è costretto a farlo.
In Svezia, invece, il 40% dei giovani prevede di fare un lavoro manuale e, alla fine, esattamente la stessa percentuale svolge mansioni manuali. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è il doppio di quello dell’Eurozona e questo viene testimoniato anche dalla crescente percentuale di posti di lavoro previsti dalle aziende che restano, però, scoperti.
Questo fenomeno raggiunge picchi altissimi soprattutto nel Nord: 870 mila persone sono senza lavoro a fronte di 730 mila contratti di lavoro (tra quelli previsti) che non vengono firmati, un rapporto di 84 su 100. Perché accade? Sia perché pochi si candidano e sia perché tra quei pochi che si candidano molti non possiedono le competenze richieste dalle aziende. A Vicenza il numero dei posti scoperti supera quello dei disoccupati (110 su 100), mentre nel Mezzogiorno il fenomeno è meno pronunciato, 18 contratti scoperti ogni 100 disoccupati.
Le professioni qualificate nel commercio e nei servizi restano quelle più snobbate: cuochi, baristi e camerieri (273 mila posti scoperti), seguono gli operai specializzati (262 mila) e le professioni tecniche (225 mila). In percentuale sui posti previsti il record lo raggiungono gli insegnanti di lingue e di altre discipline (65% di posti scoperti) seguiti da analisti e progettisti di software (60,7%), specialisti di saldatura elettrica (60%) e tecnici programmatori (56%).
Più alto è il livello di competenza richiesto e più bassa è la copertura dei rispettivi impieghi.
Negli ultimi anni però si è manifestata carenza anche per i mestieri meno qualificati come ad esempio addetti alle consegne e operatori ecologici.
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